Crisi sociale e di valori/Convivenza civile messa seriamente in discussione Chiamiamo a raccolta le forze più consapevoli di Giuseppe Ossorio La repentina e per certi aspetti scontata crisi dei rapporti di forza fra i Gruppi parlamentari, dopo il rinnovo della Camera e del Senato, impone di affrontare la questione della tenuta degli Istituti della democrazia fuori dagli schemi squisitamente politici. La presenza di un populismo diffuso ovunque, connotato da un sostanziale disprezzo per i partiti, un evidente fastidio per le istituzioni democratiche, un palese rigetto dell’europeismo, ci mette di fronte a responsabilità che vanno ben oltre il calcolo politico delle alleanze fra partiti residuali incapaci, innanzitutto, di comprendere la realtà. Si tratta di una crisi sociale e di valori che investe l’intera comunità, i comportamenti stessi di cittadini, come molti da anni denunciano, atomizzati, privi di qualsiasi orizzonte ideale, di un sentire comune che li renda partecipi della comunità nazionale. D’altronde, lo sfarinamento del sistema politico è avvertito come non mai. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dovrà porvi mano nei prossimi giorni per la formazione del nuovo Governo con il suo indiscusso prestigio e il suo senso dello Stato. E’ sotto gli occhi di tutti che la stessa convivenza civile è messa in discussione non solo per la deficienza della politica propriamente detta, ma per una involuzione culturale e morale che affonda le sue radici in una più generale crisi delle democrazie occidentali. In Italia, per ora, più che altrove, ma non solo in Italia. In altri e per fortuna lontani momenti storici a crisi di questo tipo si è risposto con scorciatoie autoritarie che non potevano che sfociare in tragedie. Oggi siamo al riparo da simili drammi anche in virtù di quella unità europea che in troppi superficialmente disprezzano. Anche perché una società complessa come la nostra non si lascia facilmente imbrigliare e imprigionare. Ma il rischio è che imploda, che deperisca come se ogni giorno si perdesse un po’ di energia in una generale crisi di entropia. In questa prospettiva è necessario, prima ancora che urgente, richiamare alla collaborazione e al senso di responsabilità quelle forze politiche, quei movimenti di opinione, quei settori più consapevoli delle classi dirigenti, che possono far argine alla presente decadenza e, insieme, costruire una nuova prospettiva per la nostra comunità. In questo orizzonte va recuperata e rimeditata la collaborazione fra le forze della ragione contro quelle dell’irrazionale. E’ necessario, perciò, tornare a capire in che termini il fondamento delle religioni laiche e civili, alla base del repubblicanesimo e del liberalismo, possa e debba reciprocamente comprendersi con quell’orma profonda che ha sostanziato anch’essa la storia europea rappresentata dai valori che sono il fondamento delle forze politiche d’ispirazione popolare. Ovviamente, ben altri sono i termini, profondamente diversi, ma le matrici politiche sono quelle che hanno determinato, nel secondo dopoguerra, le condizioni per lo straordinario ammodernamento della società italiana. Nessuno può nascondersi che nella storia, basti pensare al nostro Risorgimento, spesso quelle strade si dono divaricate, così come nessuno può negare che su alcuni temi bioetici possono sussistere diverse opinioni. Ma nelle grandi svolte storiche i motivi di convergenza hanno sempre prevalso. Quando questo non accadde l’Italia si avviò sulla strada dell’avventura. Oggi, con un Parlamento di fatto bloccato, composto per tre quarti da cittadini di cui nemmeno si conosce la storia personale e politica, con i partiti sfarinati, in via di totale dissoluzione o, quantomeno, nella necessità di ricostruirsi dalle fondamenta, sarà fondamentale lavorare per la costituzione di uno schieramento politico autenticamente riformatore, rispettoso della tradizione e della storia. Perciò, ritengo che i repubblicani italiani debbano conservare l’identità culturale e politica che la storia ha tramandato, ma devono anche avere la consapevolezza che, senza una rappresentanza parlamentare, per affrontare la gravità della crisi è necessario e imprescindibile un interlocutore politico e una larga convergenza, con reciproco ascolto, fra matrici culturali che non configgono e non si respingono. Questo è uno di quei rari momenti nei quali il realismo politico e l’ideale politico coincidono. Il calcolo delle forze in campo si pone al servizio dell’unica cosa che si può fare per il bene comune. |